Per scoprire la città ovviamente comincio dal sud! No, non è vero, non lo faccio per motivi ideolologici… è un caso, dopo il giro in traghetto di ieri mi sembrava la scelta più logica, quando ho visto tutto il verde che emergeva dalle rive di Southbank non potevo lasciare a dopo questa parte della città.
Prendo il Victoria bridge, sulla parte sud c’è un monumento conmemorativo per un bambino greco morto accidentalmente tanti anni fa. Un’episodio che aveva scioccato la comunità e gli hanno reso omaggio così. Poco più in basso la strada degrada in giardini di curatissimi, una viale interamente coperto da bougainville, la ruota panoramica, ormai inflazionata in molte grandi città, ma soprattutto il conservatorio. Lo vedo e non ci credo: tenuto benissimo, circondato da vegetazione rigogliosa ma soprattutto prima di vederlo lo senti. C’è una musica piacevolissima nell’aria, si capisce che sono prove o esercizi. Dietro e accanto l’università ma decido di continuare sul lungo fiume. Due piscine curatissime e sorvegliate da bagnini in pieno centro, gratuite e accessibili a tutti. Fantascienza per noi, normalità qui.
Ci sono sdraio non incatenate ma nessuno si sogna di piegarle e portarsele a casa! Profumo di civiltà, non solo di fiori. I vari prati, ben tagliati, sono puliti e curati, mi ci sdraio e mi godo l’aria pulita!
Sogno questo tipo di civiltà anche per le nostre città, nessun molestatore, c’è gente in giro ma c’è un silenzio di pace, di armonia. Non faccio che chiedermi cosa ci impedisca di fare altrettanto, se sia solo una questione culturale o se ci sia dell’altro.
La mia nostalgia incrociata, fedele compagna di viaggio, ovunque vada o non vada, non smette mai di ricordarmi quel che siamo e quel che non siamo, quello che potremmo essere, diventare, a quanto basterebbe poco ma, evidentemente, è così solo nella mia testa. Evidentemente il diavario tra noi e la civiltà è più ampio di quanto sia disposta ad ammettere. Lo dico con la morte nel cuore perché amo il mio paese ma non sono così cieca da non vedere e soffrire per i nostri limiti.
C’è di peggio, lo so, ma non serve a niente confrontarsi con chi sta peggio. Abbiamo tutti un certo margine di miglioramento e noi abbiamo ancora tanta strada da fare.