Bay of Islands, giorno 14

La giornata comincia alle 4 e qualcosa. Né io né Chloé riuscivamo a dormire, mi avvio con calma al luogo dell’appuntamento. Il sole non è ancora sorto ma la città mi sembra tranquilla. 

L’autista arriva con estrema calma, si chiama Seagull. Incredibile ma vero, i genitori l’hanno chiamato veramente “gabbiano”. Dice che qui succede abbastanza spesso, è simpatico, anche lui armato di microfono, un entusiasta critico del suo paese, nel senso che non ha la presunzione di dire che sia il più bello del mondo, anche se, mi permetto di dire, ci si avvicina molto!

Direzione Bay of Islands. Ne comprende ben 144 tra isole e isolette ma la prima tappa la facciamo al Parri Kauri Park per ammirare e abbracciare gli alberi kauri, tipici della nuova Zelanda. Selvaggiamente abbattuti dagli inglesi e flagellati da funghi di origine europea. Per limitare i danni che potremmo involontariamente causare con qualche residuo sotto le nostre scarpe Seagull ci spruzza un disinfettante sotto le scarpe e siamo rigidamente tenuti a camminare su un apposita passerella di legno. Man mano che ci inoltrato nel parco gli alberi di felce si fanno sempre più alti e il canto delle cicale sempre più assordante. Non credo che siano gli unici a chiamarli gli insetti dell’estate, peccato solo che oggi sia coperto (ma almeno fa caldo) . Ho un flash e mi torna in mente San Foca. Sono ancora mezza addormentata ma non posso non sorridere! 

Il parco è meraviglioso, pausa cappuccino e andiamo alle Whangarei Falls. Immerse nel verde fitto di un bosco che contrasta con l’acqua marrone alla base delle cascate ma mi godo lo spettacolo senza pormi troppe domande. 

Proseguiamo alla volta di Kawakawa per vedere dei bagni pubblici progettati da un certo Hundertwasser, architetto famosissimo in Germania e paesi limitrofi e a mio modesto parere sopravvalutato. Sì, carini, particolari, tutti colorati ma non posso fare a meno di chiedermi se l’entusiasmo di mezzo pulmino (per metà tedeschi, austriaci e svizzeri)  non fosse un tantino eccessivo.  

Ultima tappa Paihia. Località di mare, spudoratamente turistica, troppo per i miei gusti. Di quel turismo che offende la decenza perché palesemente solo rivolto ai ricchi e molto rivolto alle nazionalità appena citate che hanno persino costruito degli chalet, come se fossimo in montagna. Lo so, lo so, viaggiare è un lusso, non ho l’ipocrisia di affermare il contrario; sicuramente, però, ne esistono varie forme. Seagull ci molla all’ostello, dopo averci dato le indicazioni per la cena e il giorno dopo è poi finalmente liberi per il resto del pomeriggio. Vado al mare ma tira vento. Con mia enorme sorpresa, mi accorgo che l’acqua è marroncina, poi marrone, continuo ancora sul lungomare mano trovo miglioramenti. Mi fermo sotto un albero a ragionare sul controsenso di partire da Ostia con un mare che ho sempre disprezato ma che oggettivamente è più pulito di questo! Sono incredula e delusa. Decisamente i conti non mi tornano. Si fa ora di cena, le 18.30, qui le mie abitudini sono salve e mi avvio verso il luogo dell’appuntamento col resto dei miei compagni di viaggio. I gruppi sono già formati. Inglesi, giovani e caciaroni sugli sgabelli. Gente più matura del centro Europa sulle panche. Odio fare conversazione per forza ma provo a sondare il terreno per capire che aria tira. Il primo gruppo di una demenzialità imbarazzante per l’intero genere umano. Sì, tutti siamo stati giovani ma non tutti siamo stati così cretini! Passo allora sulle panche, si parla solo tedesco e,  con mio profondo sconcerto, mi accorgo di aver dimenticato quasi tutto! Orrore! Mi fanno venire voglia di riaprire i libri ma quando?

Parlano tutti perfettamente o passabilmente inglese e molto carinamente cambiano lingua solo per me. Quattro convenevoli e poi attacchiamo subito a parlare di politica! Trump, Brexit, Europa… la pensiamo tutti allo stesso modo, ad eccezion fatta per l’operato della Merkel. Chiaramente in casa sua ha fatto un ottimo lavoro, ha fatto gli interessi del paese e non i suoi personali (manco a dirlo, come i politici nostrani!) ma si può realmente dire la stessa cosa per come ha gestito la politica estera? Persino i tedeschi non sono d’accordo tra di loro, invece di scatenare inutili guerre di fazioni cambiamo argomento che tanto non è certo in questa sede che stabiliremo come sono andate le cose! Sto un altro po’ e poi mi dirigo verso il mio letto-cuccetta! Siamo in 4 in camera, nessuno voleva prendere il letto di sopra, con tanto di tendina. Mi ricorda tanto i tempi di Costa allora mi offro volontaria! Ho pensato spesso a re-imbarcarmi, puntualmente frenata dal fatto che non è così che concepisco il viaggio…. ma gran bei tempi comunque! 

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