Auckland, giorno 13

È da ieri che pioviccica. Pare che qui faccia sempre così. Non fa freddo ma di certo non durerei a lungo in un posto del genere! 

Mi alzo alle 6.00, ora locale. Ho scoperto di non soffrire di fuso orario perché ovunque mi trovi mi sveglio alle 6.00, sempre e comunque! 

Non sono riuscita ad assuefarmi all’acre odore di spezie che pervade ogni angolo de sta casa, tra un po’ pure in bagno! 

Esco senza perdere altro tempo, direzione centro e per missione immediata un cappuccino che meriti vagamente questo nome! È sempre dura all’estero. Non voglio necessariamente qualcosa di italiano, mi piace anzi provare cose diverse ma che siano almeno commestibili! 

Facciamo finta che lo trovo, ne bevo uno che a Roma c’è l’arresto se servi ‘na pecionata del genere! Proseguo in direzione porto e Wynyard Precinct, un quartiere nuovo, tutto moderno, che un po’ mi ricorda Copenaghen. Pranzo con Chloé (per chi si fosse perso le puntate precedenti, ex collega di Nizza), per l’ennesima volta mi offre ospitalità e viste le condizioni un cui mi trovo accetto. 

Torno a prendere lo zaino grande, recupero pure una parte della penale e mi trasferisco da lei. 

Nel tardo pomeriggio decidiamo di andare sulla Sky Tower. Wikipedia dice che è la torre più alta del mondo nell’emisfero meridionale con un’altezza di 328 metri alla sommità dell’antenna.

Non c’è molta gente per fortuna, così ci godiamo meglio il panorama a 360° che si può ammirare da qui. Non piove più ma il cielo purtroppo è rimasto velato. Sono convinta comunque che quando fa bello debba essere uno spettacolo ancora superiore. L’iniziativa è stata di Chloé che però soffre si vertigini. Non è nemmeno l’unica. Assisto a scene di puro panico di fronte alle vetrate, gente che sbianca ed altri al limite del malessere fisico e dello svenimento. Peccato perché il panorama è meraviglioso. 

Scendiamo, poi mi viene in mente che possiamo fare un video cretino e infatti torniamo su solo per questo! 

Ci fermiamo in un mini market indiano a prendere 2 cose. Subisco un salto spazio-temporale! D’un tratto non siamo più ad Auckland ma in qualche anfratto dell’India! Merce buttata per terra, etichette di cui non conosciamo il significato. Il tizio alla cassa vestito all’indiana con musica a palla, sempre indiana, che gracchia da uno stereo anch’ esso buttato per terra. 

In hotel, tipo residence con angolo cottura, lei prepara, a sorpresa, le orecchiette più immmonde di cui abbia memoria ed io lo zaino per domani. No, non è vero, ho apprezzato molto il pensiero e ci siamo anche ammazzate dalle risate perché quando mi ha annunciato che la pasta stava ancora bollendo mi sono fiondata sula pentola, rassegnata a saltare la cena. La sorpresa e l’entusiasmo di scoprire che si trattava di orecchiette non è invece qualcosa che si può spiegare! 


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