Fin’ora non vi ho parlato dei compagni di viaggio di questi tour guidati perché fino ad oggi in realtà non c’era niente da segnalare, coppie e amici che non si rivolgono la parola manco per sbaglio: impressionante ma ben venga il silenzio! In questa seconda parte del tour invece ho sofferto molto per il motivo opposto. Ieri Amy ci ha lasciato in un ostello alle porte di Phillip Island e stamattina abbiamo continuato il tour con un altro autista e altra gente. Stavolta quasi tutti americani e parlano, parlano, parlano… l’autista peggio di loro! Un logorroico che visibilmente adora il suono della sua voce, che a differenza degli autisti precedenti si è dotato di un microfono a cuffia con amplificatore per ripeterci a pappagallo tutto quello che ha letto su dei libri che parlano di questa zona. Per carità, lodevole al massimo il suo amore per quello che fa ma st’atteggiamento da documentarista mancato lo trovo un di un narcisismo molto molesto. Non sta zitto un momento, tedia l’intero pulmino con dettagli insignificanti a volume altissimo per tutto il viaggio di andata al Promontorio Wilson, se gli fanno domande non risponde, è un fiume in piena, ma ripete un copione privo di senso visto che non ha l’attenzione del suo pubblico. Lui però se ne frega e continua imperterrito. La gente dorme e lui si gode il silenzio, visibilmente parla solo per se stesso, ma sembra il monologo di un attore incapace, insensibile a tutto e a tutti!
Meriterebbero un premio per molestie un’americana arrogante che pare ci stia facendo un favore a fare sto tour, l’inglese vicino a cui sono seduta che si capisce da solo quando parla, l’autista ovviamente è l’aria condizionata a palla, che attenta alla mia esistenza da quando sono arrivata in Australia ma oggi mi sta pensando più che mai! Mi scanso dal bocchette ma mi arriva lo stesso e non si può spegnere! Li mortacci sua! Ma che è sta mania?
A fine viaggio, quando finalmente l’autista ritiene di aver parlato abbastanza e finalmente mette un po’ di musica, la deficiente americana gli urla che la musica è troppo alta ma non una parola sulla guida da schifo, eh?
In realtà mi pare di capire che qui guidino tutti così, non si rallenta nè per le curve nè per i dossi! Yuppyyyy!
Comunque, riassunto del giorno: giro nel bush di 30 minuti. Non di più perché era pieno di serpenti velenosi ed io già urlo ad ogni insetto che mi sbatte in fronte, per le spine di non so cosa che mi si attaccano ai calzini e alle scarpe (tipo forasacchi ma di un altra specie), le carcasse di animali morti e in realtà pure quelli vivi! Incrociamo un Blue tongue, un rettile di 30 cm dalla lingua blu appunto. Tiro un urlo, l’autista che fa pure da guida ride, lo prende, mi lascio convincere ad accarezzarlo in testa ma tra pelosoidi e rettili non c’è confronto e un senso di ribrezzo mi pervade. Poi lo libera ed io scappo in direzione opposta continuando ad acciaccare escrementi secchi di canguro!
Torniamo al pulmino e poi ci fermiamo a Squeaky Beach, pausa pranzo e poi scarpinata fino al Tidal River (quello nella foto).
Qui l’acqua pare più salata del solito infatti fa strano camminare sul bagno asciuga, come se fosse più solido, si affonda di meno.
Il fiume invece è una sorpresa oltre ogni dire. Non mi aspettavo niente del genere qui. Finiamo di arrancare, con la lingua di fuori verso le 2 del pomeriggio, per ricominciare poco più in la su una montagna da cui si dovrebbe vedere l’oceano sottostante. Piccolo dettaglio, la giornata è strana e il tempo cambia in continuazione quindi tanta ammazzata per niente! Oh dio, camminare in mezzo alla vegetazione tipica australiana è sempre piacevole, eucalyptus e alberi di felce (stupendi!), la fanno da padroni ma a un certo punto ho creduto di morire. Sono finiti purtroppo i bei tempi in cui facevo 24 km e non li sentivo, ora sono totalmente fuori allenamento purtroppo e le salite poi non le ho mai amate. Sembra di non arrivare mai e quando finalmente la tortura finisce è comunque un po’ deludente non trovare l’oceano promesso ma una colore di nubi. Con chi te la prendi però? C’est la vie ! Scendiamo veloci e come ultima tappa vi fermiamo a Whiskey Bay. Molto molto carina. Qui poi c’è tutta una storia sul naufragio di una nave che trasportare appunto whisky e che ha dato il nome al posto ma confesso che non ero troppo attenta mentre il tipo la raccontava perché avevo già preso ad armeggiare e a bestemmiare contro l’aria condizionata!
Il viaggio di rientro infatti passa tutto così, mi infilo tutto quello che ho nello zaino ma ancora non basta. Ci vorrebbe un piumino e un cappello che ripari anche le orecchie. Scendo a Melbourne totalmente rintirizzita. Vado diretta alla stazione. L’indiano provolone alla fine non mi ha fregato lo zaino e pure il suo collega si rifiuta di essere pagato! Le 22 arrivano in fretta e il pullman per Sydney anche. È pieno come un uovo. Non è stata una grande idea viaggiare di notte ma a sto giro non avevo scelta. Laura sarà libera domani e dopo è ci tengo a vederla con un po’ di calma anche se starò da lei per molti più giorni.